Di un suo possibile ritorno a Novara si fociferava dai tempi della… regular season, ma il dilatarsi degli impegni con la sua squadra precedente sino alla finalissima di Champions aveva (giustamente) impedito la formalizzazione dell’annuncio. Da ieri, però, Britt Herbots è nuovamente una giocatrice della Igor Novara. Una seconda volta per la schiacciatrice belga, che torna all’ombra della Cupola dopo avervi già giocato nel biennio 2020-’22.
Nata a Sin Truiden, nel Limburgo fiammingo, il 24 settembre 1999, Herbots ha iniziato la sua carriera giovanissima nel famoso Asterix di Beveren. Nel 2017 la sua prima esperienza all’estero, nel campionato francese, con la maglia del Mulhouse prima del suo trasferimento in Italia la stagione successiva. Prima a Busto Arsizio, poi due anni a Novara e gli ultimi tre in Toscana, con una stagione al Bisonte e due con la Savino Del Bene.
«Sono molto felice di tornare a Novara – queste la sue prime parole – Si tratta di un posto che mi è rimasto nel cuore e che considero comunque casa, anche perché in questi tre anni vissuti lontana mi capitava comunque di tornarci spesso. Le tre stagioni anni in Toscana, tra Firenze e Scandicci, credo mi abbiano fatta maturare non solo come persona ma anche come giocatrice, anche perché nell’ultimo biennio abbiamo raggiunto traguardi importanti e quello che ho imparato me lo porterò sicuramente dietro a Novara, dove ritroverete sicuramente la solita Britt… sebbene prima forse fossi ancora una ragazzina e oggi torno un po’ più donna».
Sulla rosa che sta allestendo la società novarese Britt ha aggiunto che «abbiamo davvero una bellissima squadra e che ci potremo divertire molto. C’è un bel mix tra atlete più giovani e altre più esperte e questo creerà delle basi buone per lavorare bene in palestra; sappiamo quanto sia alto il livello del campionato ma credo che sia io sia le mie compagne ambiamo tutte a migliorare anno dopo anno e quindi cercheremo di arrivare più in alto possibile e di rendere la vita difficile ai più forti. Non vedo l’ora di rivivere l’emozione del “Pala Igor”, un ambiente speciale che mi è sempre piaciuto».