Ancora un appuntamento con la storia per la TR Azzurra. Dodici mesi dopo la sua promozione nella massima divisione di hockey la società, nonostante le mille difficoltà incontrate nel corso della stagione, la squadra di Paolo Campanati ha la possibilità di chiudere nel migliore dei modi il suo campionato conquistando una sudatissima salvezza.
Allo “Stefano Dal Lago” si gioca (fischio d’inizio alle 20,45) il quarto turno del girone dei play-out con ospite il Sandrigo. Il triangolare (con in palio un solo “pass” salvezza e due retrocessioni) dopo le prima tre giornate vede i novaresi avanti con 13 punti, seguiti dal Sandrigo a 12 e chiuso dal Montebello a 3, già aritmeticamente retrocesso, mentre l’Azzurra, vincendo stasera, può davvero chiudere i conti rendendo ininfluente l’ultima trasferta a Montebello. Una situazione favorevole ottenuta grazie al blitz di due settimane fa proprio nella “tana” del Sandrigo (foto i festeggiamenti di giocatori e tifosi al termine).
«Siamo vicini a raggiungere quello che era uno dei traguardi di questa nostra prima stagione in massima serie, quello di mantenere la categoria – ha detto il presidente Roberto Scacchetti – Un obiettivo importante perché storicamente in questo campionato il novanta per cento delle neopromosse ritorna immediatamente nella serie inferiore, mentre noi siamo vicini alla permanenza in A1».
Nel suo colloquio con la squadra il massimo dirigente ha parlato di calma e tranquillità, ma ha anche detto a Cardella e compagni di giocare con la massima concentrazione sino alla fine, «poi sarà ovviamente la pista a pronunciare il suo verdetto». Di una cosa la società è già soddisfatta, quella di aver riportato, dopo un inizio di stagione un po’ così così, sempre più pubblico al “Dal Lago”, soprattutto giovani.
«Ci piace pensare – ha commentato ancora Scacchetti – di essere stati bravi a intercettare una fascia di spettatori che per ragioni anagrafiche non hanno avuto modo di vivere il “grande” hockey cittadino se non attraverso il racconto dei più grandi. Questo per noi è un motivo di orgoglio, anche grazie al lavoro svolto con il vivaio».