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«Il cippo al cimitero non è difforme dal progetto, non è ancora ultimato»

Cippo al cimitero definito fascista da Anpi, parla il progettista e direttore dei lavori. Chi ha pensato a come realizzare il monumento in ricordo di Vittorio Doré è Fabiano Doré, architetto di Cerano. Secondo Anpi appunto il monumento in questione contiene numerosi riferimenti al fascismo e ciò che più colpisce l’associazione è che quanto fatto non coincide con il progetto presentato all’amministrazione e anche alla Soprintendenza.

Anpi sostiene che il progetto approvato nel 2017 sia difforme da ciò che è stato poi realizzato. Cosa ne pensa?
Non è difforme in quanto il monumento non è ancora stato ultimato, per cui è erroneo qualificarlo come difforme. Per essere più precisi, alcuni elementi sostanziali che sono riportati sul prospetto, tipo la croce metallica, devono ancora essere installati. Inoltre, sono previste ulteriori modifiche architettoniche aggiuntive per le quali sono state presentate delle varianti al progetto iniziale agli Enti competenti.

La Soprintendenza nella giornata di oggi, giovedì 14 gennaio, farà un sopralluogo, ma da una prima analisi ha riscontrato difformità…
Eventuali rilievi in merito sono riferibili esclusivamente ai documenti amministrativi e soprattutto nell’ambito delle relative procedure, non certo alle indiscrezioni giornalistiche o a dichiarazioni di natura politica.

Quelli riportati sono riferimenti fascisti? Come risponde alle accuse di Anpi?
La vicenda di Vittorio Dorè è quella di un soldato della Repubblica Sociale Italiana, che diciassettenne venne fucilato a resa firmata senza un regolare processo da elementi partigiani di estrazione comunista (e su questo le ricerche d’archivio non lasciano alcun dubbio). Fu assassinato per tale ragione, non certo perché gli fossero addebitabili dei crimini di guerra. L’iscrizione quindi è logicamente incentrata sulla biografia del personaggio ricordato. Il simbolo della formazione militare “Fiamme Bianche” è inserito in quanto Dorè lì svolse il suo servizio militare durante la Seconda guerra mondiale. La logica è la stessa che vedrebbe lo stemma di un qualunque reparto militare sull’epitaffio di un soldato caduto con la divisa di quel reparto.

Spiegava prima che il lavoro non è finito, quali sono le tempistiche?
Le tempistiche sono dettate dalla validità temporale delle Pratiche edilizie. Il mio personale auspicio è che nel frattempo la discussione intorno a quest’opera investa il merito della stessa, sotto il profilo architettonico e storiografico, e che non venga trattata in prospettiva di una campagna elettorale per il rinnovo della giunta comunale di Trecate.

Vuole aggiungere altro?
La polemica che apprendo per mezzo della stampaè imbevuta di disinformazione e diffamazione. Come dicevo prima ci sono documenti che attestano la storia: vi è un rapporto dei Carabinieri di Novara datato 13 maggio 1945 che riporta: “Il 12 corrente, ore 23.30 circa, nei pressi del cimitero di Trecate (Novara) elementi della 2a Brigata Della Vecchia hanno fucilato, per asserito ordine del comando Piazza di Novara, Doré Vittorio di Giovanni, classe 1927, non meglio identificato”.

 

 

Chi attacca l’opera architettonica in questione e come conseguenza indiretta anche l’operato professionale da me svolto nel progettarlo e nel dirigerne, come da legge, i lavori di edificazione, non solo non conosce la vicenda storica di Dorè (quindi lacunoso su di un fatto di memoria locale) ma pretende addirittura di mistificarla a proprio piacimento per attacchi politici alla amministrazione comunale di riferimento. Sarebbe opportuno scindere le questioni di carattere politico da quelle della memorialistica storica effettuata attraverso la costruzione di monumenti. In queste settimane, attraverso le accuse rivolte all’opera da me progettata, sono stato fatto oggetto di accostamenti infondati ad illeciti penali, quali l’apologia del fascismo e la propaganda razzista.

La scelta dell’epitaffio è frutto di ricerche stilistiche riscontrabili in monumenti analoghi che sono stati oggetto di studio comparativo preliminare per poter svolgere più correttamente la progettazione del monumento a Trecate. In tutta Italia ci sono cippi dedicati a Caduti della Repubblica Sociale Italiana: un sacrario con l’iscrizione che richiama all’ “immane scontro del sangue contro l’oro” è presente a Sant’Angelo in Formis (Santa Maria Capua Vetere), di proprietà comunale e inaugurato negli anni ‘90 per ricordare militari della Rsi fucilati dagli angloamericani nel 1944; in Alto Adige in diversi monumenti ai Caduti sono menzionati sudtirolesi che hanno combattuto nelle formazioni militare tedesche nella seconda guerra mondiale; a Munsingen, in Germania (dove le leggi sulla materia sono molto più severe che in Italia) vi è un cippo dedicato ai soldati Divisione Alpina “Monterosa”, collocato presso il luogo del campo di addestramento dove Mussolini passò in rassegna le truppe nel 1944.

Nulla di tutto ciò ha mai dato adito a strumentalizzazioni politiche e meno ancora ad ipotesi di rimozione di tali manufatti e peggio di reato, proprio perché anche di recente la Corte di Cassazione ha escluso che possa ricorrere l’apologia del fascismo in contesti commemorativi dei defunti, ancor più se caduti in fatti bellici. Le insinuazioni di cui sono stato fatto oggetto, dato l’assidua pubblicità nel citare il mio nominativo in più occasioni, sono al vaglio dei miei legali, i quali stanno verificando gli estremi per la tutela della mia onorabilità morale e professionale nelle sedi opportune.

 

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Elena Mittino

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