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Centro destra, una “coperta” ancora ampia, ma solo per vincere le elezioni

Chi si aspettava, dopo la formazione del Governo Draghi, una sorta di tregua fra gli opposti schieramenti politici è rimasto certamente deluso. La sessione del consiglio comunale di lunedì 15 febbraio interamente dedicata al bilancio di previsione (forse l’appuntamento annuale più importante dal punto di vista amministrativo) ha rivelato e ancor più radicalizzato le posizioni, con qualche schermaglia mitigata solamente dallo svolgimento a distanza della seduta, con i soliti intoppi di carattere tecnico.

Era del resto apparso fin troppo evidente che l’esecutivo di “unità nazionale” nulla poteva avere a che fare con le realtà locali, in primo luogo quella di Novara, dove ormai la campagna elettorale si è di fatto aperta. Da un lato le due minoranze, Pd e Movimento 5 Stelle, riavvicinatesi al punto da votarsi a vicenda tutti gli emendamenti proposti; dall’altro la maggioranza Lega-Fratelli d’Italia-Forza Italia-Andretta (con quest’ultimo de facto in quota FdI) pronta ancora una volta a sbarrare il passo alle opposizioni. Sta di fatto che gran parte della seduta si è consumata in una lunga sequenza di niet agli oltre cinquanta emendamenti presentati, con i due capigruppo soprattutto – Anna Colombo e Angelo Tredanari – ligi nel mostrare il pollice verso, dove il pericolo maggiore poteva essere unicamente rappresentato da qualche momento di distrazione, come capitato al leghista Flavio Freguglia, che in una circostanza, al momento della chiamata per appello nominale da parte del segretario Rossi, ha votato con le minoranze, salvo poi essere riportato sulla… giusta strada da qualche collega.

 

 

Nella sostanza, alla prova del Bùbilancio – l’ultimo presentato dall’amministrazione uscente – le forze di maggioranza hanno dimostrato ancora una volta quella compattezza che da cinque anni le sta caratterizzando. Ma sarà così sino al momento del voto? I sottili giochi politici romani sembrano giungere piuttosto ovattati all’ombra della Cupola. Però potrebbero di riflesso influenzare in qualche modo anche il voto locale. Solo la scorsa settimana il leader locale di Fratelli d’Italia, il senatore Gaetano Nastri, aveva parlato di «scelta di coerenza» quella di rimanere all’opposizione a livello nazionale. Una sorta di isolamento strategico forse utile a lungo periodo nel rosicchiare qualcosa all’alleato sulla carta ancora più forte. Del resto lo stesso Nastri e anche un suo uomo di fiducia come il vicesindaco Franco Caressa alcuni mesi fa non aveva fatto mistero nel dichiarare che all’interno «del perimetro del centro destra, ferma la lealtà a livello di coalizione, ci sarebbe stata una sana e sportiva competizione fra le sue varie componenti al momento dell’appuntamento con le urne».

Appare fin troppo evidente che anche a Novara il partito di Giorgia Meloni, confermando un trend nazionale, punta a incrementare voti da tradurre in un maggior “peso” al momento in cui Canelli, se dovesse essere confermato, sarà chiamato a formare una nuova squadra amministrativa. E dall’altro la Lega, forza che esprime sì un primo cittadino che al momento gode di un consenso superiore forse a quello dei partiti che lo sostengono, si trova alle prese con il problema della lista civica “Forza Novara” nata (o rinata, perché la sua funzione è totalmente diversa rispetto a quella di cinque anni fa) per ricoprire il ruolo fittizio di “partito del sindaco”, ma che potrebbe rivelarsi un mezzo boomerang per il Carroccio, alle prese tra l’altro con la necessità di accontentare diversi suoi eletti (tutti al primo mandato) e al tempo stesso di rimpinguare una propria lista, rimasta orfana cammin facendo dei vari Perugini, Franzinelli, Marnati, pescando alcuni assessori “indipendenti” come Moscatelli e Graziosi. E che ruolo giocherà Forza Italia? Insomma, se a Novara la “coperta” del centro destra appare ancora ampia per poter vincere le elezioni, sarà sufficiente per accontentare tutti?

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Luca Mattioli

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