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Il CUG e la proposta d’attivazione di profili alias – Intervista a Chiara Bertone

In questo periodo storico è di estrema attualità la riflessione relativa al genere, al fine di evitare ogni tipo di discriminazione favorendo l’inclusività sociale.
Al fine di tutelare la determinazione dell’identità individuale il Comitato Unico di Garanzia dell’Università del Piemonte Orientale (CUG), istituito per competenze in materia di pari opportunità, della valorizzazione del benessere di chi lavora e contro le discriminazioni, si è adoperato nella proposta di attivazione di identità alias.
Grazie a questa misura la popolazione studentesca e il personale transgender potranno utilizzare un nome differente da quello anagrafico nelle interazioni con l’Ateneo.

La volontà di promuovere l’utilizzo di identità alias è stata indicata dal CUG nel Piano Triennale delle Azioni Positive 2020-2022 ispirandosi alle virtuose esperienze già consolidate in molti  atenei italiani, valutate in modo positivo da studentesse e studenti transgender.
Si ricorda che con questo termine viene indicato un insieme eterogeneo di comunità di persone il cui genere non corrisponde al sesso assegnato, comprese anche quelle che non iniziano un percorso di transizione chirurgico-farmacologico e quelle che non credono che il loro genere possa essere categorizzato (ovvero le persone che non aderiscono alle nozioni binarie di genere, uomo-donna).

Sono dunque definite transgender le persone che non si riconoscono appartenenti al sesso attribuito loro alla nascita, ma presentano una diversa identità di genere. È importante chiarire che con la parola ”sesso” ci si riferisce alla sfera anatomica e fisica di una persona, mentre con ”genere” si rimanda alla dimensione psicologica e culturale della dicotomia maschile-femminile, intesa come insieme di caratteristiche socialmente costruite e definite, come norme, ruoli e relazioni fra individui che agiscono al maschile o al femminile.
Con identità di genere intendiamo quindi l’esperienza individuale del proprio genere, che può non corrispondere al sesso assegnato alla nascita.

L’identità alias è stata proposta dal Comitato Unico di Garanzia dell’Università del Piemonte Orientale al fine di tutelare e fornire a tutta la popolazione studentesca garanzie di rispetto, dignità e privacy, e per salvaguardare coloro che intraprendono il percorso per la rettificazione di attribuzione del sesso, procedura complessa caratterizzata da tempistiche dilatate e non priva di ostacoli.
Un’azione importante se si considera che l’identità di genere delle persone trans non si riflette sempre nei loro documenti, così come non viene riportato il nome con cui si riconoscono. 

In Italia coloro che vogliono ottenere il riconoscimento della propria identità di genere devono ottenere il via libera basato sulla decisione di un giudice; la procedura dunque non risulta né agile né lineare ma costellata di perizie, spese mediche e legali. Grazie all’attivazione del profilo alias si può accedere alla vita accademica senza ricorrere al nome che oramai hanno abbandonato ed  essere tutelati rispetto a situazioni in cui possa  emergere pubblicamente una discrepanza tra aspetto esteriore e nome anagrafico, in quanto fonte di potenziale disagio e discriminazioni. 

Chiamare le persone trans con il deadnaming è infatti una forma di violenza, considerata la complessa relazione fra l’identità di genere ed il nome non scelto ma assegnato alla nascita. Se infatti il modo in cui veniamo chiamati esercita un potere ed un’influenza sulla costruzione del senso del sé,  per le persone trans che stanno cercando di riallineare il loro genere in una direzione diversa sentire un nome palesemente maschile o femminile può essere causa di ansia e disagio perché simbolo della persistenza della persona che erano o fingevano di essere. Il mancato riconoscimento della nuova identità di genere attraverso l’impossibilità di essere chiamati con il nome scelto reitera nella maggior parte dei casi una catena storica di violenze ed esclusioni. 

A descrivere in modo dettagliato ed esauriente la proposta di attivazione del profilo Alias è Chiara Bertone, membro del Comitato Unico di Garanzia dell’Università del Piemonte Orientale e docente di Sociologia del Genere ad Alessandria e Sociologia della famiglia ad Asti, intervistata dai microfoni di Radio 6023, che ringraziamo.

Il mandato del CUG, spiega la docente, è quello di garantire l’assenza di discriminazioni  nell’ambiente universitario e di promuovere il benessere organizzativo attraverso un dialogo costante con l’amministrazione, principale interlocutore.
Il comitato si riunisce una volta al mese ed annovera rappresentanti del corpo docenti e del personale tecnico amministrativo, membri supplenti e della popolazione studentesca. In sede di riunione vengono dunque analizzate e discusse questioni di discriminazione e si presentano azioni volte alla promozione della parità di genere e alla prevenzione delle discriminazioni. Il CUG collabora inoltre con gli uffici amministrativi per lo sviluppo di procedure che semplifichino processi e prevengano discriminazioni. Uno strumento importante in tal senso, ci illustra la Prof.ssa Chiara Bertone, è il bilancio di genere, richiesto a tutte le università al fine di monitorare la situazione di parità e disparità a tutti i livelli della vita accademica ed intervenire se necessario sulle scelte di bilancio. 

L’attivazione dell’identità alias, continua la Bertone, è fortemente sostenuta e promossa in virtù dell’impatto sociale dell’opportunità che offre alle persone transgender. La discrepanza fra aspetto esteriore, documenti e nome scelto alimentano ed acuiscono l’esposizione a violenze più o meno dirette, facilmente evitabili in una dinamica realtà universitaria come la nostra. La soluzione promossa dal CUG prevede quindi di predisporre che nel proprio percorso universitario, così come nel proprio ambiente di lavoro, il nome con cui si è registrati corrisponda alla posizione rispetto al genere che una persona sta scegliendo, in ottica di prevenzione ed accessibilità.

Il funzionamento effettivo del profilo alias sarà deciso dagli organi di ateneo, aggiunge la Professoressa di Sociologia del Genere, che possono contare sulle indicazioni e sui suggerimenti del CUG, il quale sta lavorando su due fronti: sul riconoscimento della possibilità di accesso all’identità alias, da una parte, sulla strutturazione di una forma di tutela sugli accordi di riservatezza  grazie ai quali l’Università possa offrire tutoraggio ed accompagnamento, dall’altra. 

Servono dunque regolamenti particolarmente avanzati che tutelino il benessere psicologico di tutta la popolazione universitaria interessata, conclude la Bertone.
Il regolamento di attivazione del profilo alias si colloca nel quadro giuridico italiano come una forma di supplenza della legge, perché ciò che viene regolato dalla legge sulla transizione di sesso, datata 1982,  prevede un lungo periodo di mancata tutela alla presentazione del sé nel modo in cui si desidera, precisa la docente.

Gli studenti e le studentesse dell’Università del Piemonte Orientale giocano un ruolo fondamentale per la riuscita di questo virtuoso progetto; la Bertone riferisce inoltre che il CUG ha già ricevuto richieste riservate di attivazione dell’identità alias, fatto che manifesta l’interesse da parte della popolazione universitaria. La professoressa auspica al coinvolgimento degli studenti e delle studentesse per integrare e mediare l’attività del CUG, allo scopo di realizzare una mutua collaborazione in cui ogni azione propositiva sia tesa a migliorare l’atteggiamento dell’ateneo riguardo alle questioni di genere. 

Mai come adesso l’attività del CUG sembra avere un ruolo centrale nella lotta alla discriminazione di genere: alla necessità di realizzare azioni concrete, come quella dell’attivazione del profilo alias, si deve accompagnare un cambiamento radicale nella percezione di queste problematiche, troppo spesso liquidate dalla sensibilità comune con pregiudizio.

Per maggiori informazioni vi preghiamo di contattare il CUG al seguente indirizzo: cug@uniupo.it

Potete ascoltare l’intervista completa sul nostro profilo Mixcloud

Articolo a cura di Eleonora Raffaelli, intervista a cura di Andrea Vignati

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