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Il rito tribale della rottamazione dei libri

Da qualche settimana davanti ad una nota libreria del centro città (ma suppongo anche altrove), si vedono anomale code. Non si tratta solo di code dovute alla pandemia. Sono code che, più o meno, si rivedono sempre in questo periodo dell’anno. Una volta si vedevano dopo ferragosto, ma adesso si anticipa tutto.

Si tratta di una sorta di rito tribale, denominato, ormai confidenzialmente, da librai e genitori “la scolastica”. Cosa fanno le mamme e più raramente, gli adolescenti in coda con enormi sporte della spesa? Semplice: “rivendono” alle librerie i libri sui quali hanno studiato (poco), l’anno prima; li “rottamano”, ottenendo uno sconto sull’acquisto di nuovi libri che poi tra un anno “rottameranno”.

 

 

Una giostra continua di spreco, consumismo, superficialità. Perché tutto questo? Semplice anche questa domanda: perché nella società del consumo bisogna consumare. Soluzioni? Semplici anch’esse: libri scolastici digitali. Costano un terzo, e anche meno, dei libri cartacei, non producono e distruggono carta, non necessitano di forza fisica disumana per trasportarli, non creano code nelle librerie (assembramenti). Perché non si fa? Perché i docenti solitamente non vogliono e ai genitori non piacciono. Ai docenti sembra che piaccia essere, per così dire, corteggiati, blanditi nelle sale docenti, dai rappresentanti delle case editrici che li omaggiano dei testi che poi loro adotteranno e sui quali gli studenti studieranno (poco).

Non è che gli studenti non abbiano voglia di studiare (non tutti almeno), è che il libro di testo scolastico è uno strumento obsoleto. Delle centinaia e centinaia di pagine patinate e riccamente illustrate gli studenti ne utilizzano poche decine. Ogni materia non ha più un libro di testo, ma tre-quattro volumoni, tomi, eserciziari.

Tutta roba inutile, almeno in quella forma obsolescente. Il libro in formato digitale, oltre che costare molto meno, permette di fare sottolineature, di prendere appunti, volendo anche di produrre la stampa di qualche pagina, necessaria in formato cartaceo. Il fatto è che gli editori guadagnano di più sulla copia cartacea e i docenti ormai hanno smesso di pensare al mondo come a qualcosa da inventare. Quindi mamme e ragazzi mettetevi in coda coi vostri borsoni, vendete il vendibile ma sentitevi almeno un po’ in colpa per il disboscamento globale e anche un po’ ingenui tanto da essere gabbati.

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Mario Grella

Mario Grella

Nato a Novara, vissuto mentalmente a Parigi, continua a credere che la vita reale sia un ottimo surrogato del web.

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