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«Dopo il caro bollette arriva anche il caro farina»

L'allarme di Cna parte da Novara. Fontaneto: «ll costo della semola è aumentato del 70%, rischio ricadute anche sulla pasta»

CNA Agroalimentare e Appafre lanciano l’allarme sul rincaro dei prezzi del grano e, insieme alle altre associazioni di categoria, chiedono al ministro delle Politiche Agricole Stefano Patuanelli di ricostituire il Tavolo della filiera del grano e del pane. 

Dopo il caro bollette e il caro materie prime si scopre che anche il settore dei prodotti alimentari farinacei è gravato da un aumento notevole del costo delle materie prime. Inoltre i produttori lamentano grandi difficoltà di reperimento. Le cause? Produzione in calo per motivi climatici e ambientali, ma anche speculazioni a livello internazionale. 

Conferma Fabio Fontaneto, presidente Appafre, Associazione dei piccoli produttori di pasta fresca aderente a CNA che ha sede presso CNA Piemonte Nord.

«Quello che sta succedendo è molto preoccupante. Sono in atto delle speculazioni sul mercato del grano a livello internazionale che rischiano di provocare un vero e proprio allarme alimentare. Tanto per fare un esempio – spiega Fontaneto – nella mia azienda compro semola di grano duro per un milione e mezzo di euro all’anno. Il costo della semola è aumentato del 70%. Considerato che faccio pasta fresca ripiena che prevede quindi l’impiego di altri ingredienti, l’incidenza sul mio prodotto finito è del 30%. E’ un rincaro che la grande distribuzione non accetta, quindi rischio di doverlo riassorbire io imprenditore. L’incidenza dell’aumento è ancora più rilevante sulla pasta secca, che non è certo un prodotto di nicchia e rappresenta la maggiore fonte di nutrimento per le famiglie, soprattutto nelle fasce deboli. Stupisce, ma fino a un certo punto, che i grandi gruppi tacciano su questa situazione. Forse perché hanno contribuito a crearla, essendosi accaparrati le derrate».

Secondo le rilevazioni di CNA Agroalimentare il costo della farina di frumento è aumentato mediamente del 30%. 

Conferma anche Giuseppe Barlassina, panificatore a Cameri: «Con l’ultima fattura il mio principale fornitore mi ha comunicato un incremento del prezzo della farina di frumento di 5 euro al quintale, da 70 a 75 euro, con possibili prossime nuove variazioni. Di per sé questo aumento non incide molto sul prezzo finale del prodotto, per adesso, circa 20 centesimi al chilo. Però abbiamo anche una grande difficoltà a reperire la materia prima, soprattutto se italiana. Per esempio, la semola rimacinata, il prodotto di massima qualità, che normalmente acquisto in Sicilia, è introvabile».

«CNA Agroalimentare chiede al Ministero delle Politiche agricola di individuare azioni utili per il rilancio delle imprese italiane della filiera della panificazione e della pasta  afferma Marco Pasquino, direttore CNA Piemonte Nord – per questo ha elaborato un attento documento di analisi e proposte su ciò che sta accadendo. Lo manderemo ai parlamentari eletti nei nostri collegi perché dedichino la loro attenzione al problema che rischia di avere ricadute sociali importanti, considerato che pane e pasta sono alimenti base a basso costo che arrivano sulle tavole di tutti. E’ necessario contrastare le speculazioni che rischiano di compromettere l’esistenza di un comparto produttivo sano e vitale della nostra economia e di innescare una crisi che possa condurre a un rincaro inaccettabile di beni alimentari di prima necessità».

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