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Dal nulla osta della Soprintendenza dipende il futuro di Casa Bossi

Dal nulla osta della Soprintendenza dipende il futuro di Casa Bossi. Ieri mattina, venerdì 5 febbraio, il sindaco Alessandro Canelli ha dettagliato il progetto riguardante il recupero e la riqualificazione di Casa Bossi. Nessuna particolare novità rispetto alle destinazioni già note, ma ha ripercorso tutte le tappe dal 2017 a oggi: «Dopo alcuni tentativi andati a vuoto con l’amministrazione Giordano, nel 2017 riceviamo una proposta da Ream Sgr (società che gestisce asset per un miliardo di euro con enti pubblici e privati) per il conferimento di Casa Bossi in un fondo immobiliare insieme all’ex macello (una’area già presente nel piano delle alienazioni) e alla manifattura Tabacchi di Torino di proprietà del demanio, quest’ultima poi svincolata in un secondo momento. Ream decide di proseguire comunque con soli due immobile e a fine 2019 il Comune affida una due diligence a Rina Prime, la prima società in Italia specializzata in studi di fattibilità, valutazione di gestioni patrimoniali e portafogli immobiliari. Il valore stimato è di 2 milioni di euro per Casa Bossi, 2 milioni e 300 mila per l’ex macello».

«Non si tratta di una vendita, ma di un conferimento all’interno di un fondo immobiliare che permette al Comune di entrare come socio con il valore complessivo dei due immobili, 4 milioni e 300 mila euro, senza perdere la proprietà, senza rischi e con i gestori che avranno il compito di reperire risorse da investitori istituzionali stimate in 33 milioni di euro – ha dichiarato Canelli -. Il fondo ha un durata di 17 anni al termine dei quali si potrà decidere di prorogarlo oppure di metterlo in liquidazione; in questo caso il Comune avrà il diritto di prelazione sulla riacquisizione di Casa Bossi al 100% ma non dell’ex macello perché non è di nostro interesse. Il bando di evidenza pubblica verrà pubblicato per la gestione degli immobili. A quel punto l’argomento sarà discusso in consiglio comunale che potrà apprezzare l’interesse pubblico di fare questa operazione: laddove ci sono immobili inutilizzati, è necessario rigenerare per creare spazi di aggregazione urbana eliminando il rischio di manutenzioni straordinarie che non vengono fatte da trent’anni. Ci sono centinaia di esempi in Italia di questa operazione che viene usata proprio per le riqualificazione urbane anche in ambito sociale di rigenerazione culturale».

C’è un passaggio, però, fondamentale: «Dal punto di vista della valorizzazione e conservazione di Casa Bossi – ha continuato il sindaco – siamo in attesa del nulla osta della Soprintendenza che ha preso atto del progetto e deve dare un parere. Da questo dipende il futuro di Casa Bossi, se sarà negativo bisognerà ricominciare tutto da capo».

La proposta progettuale, infatti, deve rispettare le destinazione previste dal Prg e i vincoli di interesse storico artistico. Come già esposto in altre occasioni, Canelli ha ribadito: «Residenze temporanee agli ultimi due piani, uffici di rappresentanza affittati a enti e istituzioni; al piano terra spazi dedicati alla cultura, mostre, eventi, promozione del territorio con uno spazio riservato all’attività di Antonelli in un percorso artistico che si lega al recupero della Cupola; bar e ristorante, e nel sotterraneo spazi per convegni. Un’area sarà dedicata al Comitato d’Amore che per più di dieci anni ha continuato a lavorare per Casa Bossi rendendola fruibile».

«Non un bed&breakfast – ha precisato Canelli facendo seguito a una serie di polemiche sorte nelle scorse settimane – e nemmeno una vendita a un privato, ma un’operazione di recupero e riqualificazione molto più complessa allo scopo di restituire un immobile storico alla città».

Durante la commissione non sono stati, però, forniti tutti gli elementi: «I dettagli del piano economico finanziario non possono essere esposti pubblicamente perchè rischiamo di inquinare il bando pubblico – ha affermato il primo cittadino -. Non è facile estrapolarli dal resto della relazione e in questo contesto di riunione in videoconferenza con la stampa presente, ho ritenuto di non poterne parlare. Se volete conoscere le cifre (rivolgendosi ai consiglieri) fate un accesso agli atti o fate riferimento al dirigente comunale che se ne occupa».

Dalle fila dell’opposizione, sia Pd che 5 Stelle, un coro unanime: «Predisposiamo una seduta segreta, noi per primi in quanto consiglieri dobbiamo conoscere il piano economico finanziario».

A soccorrere Canelli, ammesso pure che ce ne fosse bisogno, è arrivato il consigliere di maggioranza Valter Mattiuz che dopo aver elogiato l’esposizine del progetto «precisa e dettagliata» ha dichiarato: «La minoranza ha una visione preconcetta, sarà il consiglio a decidere ed eventualmente a sottolineare i passaggi che non vanno bene. È un processo che abbiamo già vissuto con Agognate: va tutelato questo tratto di riservatezza, trovo superfluo chiedere una seduta segreta in questa fase».

Lo scontro tra il sindaco e il candidato del centro sinistra, il consigliere Nicola Fonzo, si è consumato anche sulla petizione che quest’ultimo ha sottoscritto su Change.org «che mi risulta abbia avuto uno scarsissimo seguito – ha detto Canelli -. Il Comune non svende all’interesse di pochi privilegiati: se Fonzo è capace di vendere Casa Bossi per 5/6 milioni di euro, prego si accomodi pure. Lui è stato vicesindaco per cinque anni, non ha fatto niente e viene qui a fare lo scienziato. Lo sa benissimo quali sono le difficoltà a reperire fondi pubblici, invece si lamenta senza avere uno straccio di idea. Un esempio è Villa Faraggiana ad Albissola, di proprietà comunale, gestita in modo intelligente».

La replica di Fonzo non si è fatta attendere: «Villa Faraggiana è frutto di un’eredità e con il testamento è stato stabilito come doveva essere gestita; non c’entra nulla con Casa Bossi. E poi vogliamo conoscere i dettagli, senza non si può dimostrare che il piano stia in piedi».

Secono il capogruppo del Pd Rossano Pirovano «il sindaco non regge il dissenso politico convinto che i nostri attacchi siano di natura personale. Casa Bossi sta a cuore a tutta la città e i nostri interventi sono di natura politica».

A chiudere ci ha pensato la consigliera dem Sara Paladini rivolgendosi direttamente a Canelli: «Sindaco, oggi sembra uscito dall’Istituto Luce, supponente peggio del solito. Non ha detto nulla, solo l’ennesimo annuncio di quello che avverrà, peccato che stiamo parlando di un progetto per il quale leggiamo articoli sui giornali dal 2017. A oggi ancora non c’è chiarezza sull’effettiva proposta progettuale, però ci sono alcuni suoi collaboratori che su Facebook scrivono “Il progetto è bellissimo, quando lo vedrete vi renderete conto”. Ma come, noi per primi lo dobbiamo vedere altrimenti come potremo essere in grado di valutare in consiglio comunale? Che potere avremo durante quella seduta?».


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Cecilia Colli

Cecilia Colli

Novarese, giornalista professionista, ha lavorato per settimanali e tv. A La Voce di Novara ha il ruolo di direttore

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