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Covid, nel Novarese l’80% di morti in più. I dati nei maggiori Comuni

In provincia di Novara nel mese di marzo 2020 si è registrato un aumento di mortalità dell’80,3% rispetto alla media dei cinque anni precedenti e dall’inizio dell’epidemia Covid (20 febbraio) al 31 marzo si sono registrati 724 decessi (di cui 117 per Covid accertato) contro i 445 della media degli anni 2015-2019. In Piemonte la variazione è stata del 47% per un totale di 7859 morti.

I dati si desumono dal rapporto “Impatto dell’epidemia Covid-19 sulla mortalità totale della popolazione residente – Primo trimestre 2020”, curato da Istituto superiore sanità e Istat e pubblicato oggi (nell’immagine del titolo una delle tabelle del rapporto). Dati consolidati rilevati sui 6866 maggiori comuni italiani (su 7904), con un coinvolgimento del 91% di quelli novaresi (92,5% della popolazione) e il 92,7% di quelli piemontesi. Dei decessi avvenuti, nel Novarese il 16,2% e in Piemonte il 13%  sono ufficilamente classificati tra i casi di Covid.

 

 

La pandemia, dice il rapporto Istat-Iss, ha disegnato “Tre Italie” e Novara viene classificata fra le 38 a più alta incidenza di casi e di mortalità, insieme a tutte le province piemontesi (ad eccezione di Cuneo) e lombarde (ad eccezione di Varese), dove vi si trova in 16ª posizione dietro ad Alessandria, Vercelli e Biella e a quasi tutte le lombarde. Una classifica tragica, guidata da Bergamo, Cremona, Lodi e Brescia, con aumenti di morti dal 568% (aumento di quasi 6 volte) al 291% (quasi il quadruplo).

Tutti dati che svelano un fenomeno che lo stesso rapporto definisce in evoluzione e meritevole di monitoraggio nelle successive settimane, poiché molte province “sono state interessate dall’epidemia con alcune settimane di ritardo”.

Lo studio di Istat e Iss si concentra in particolare sull’”eccesso di mortalità”, ovvero la differenza di decessi nel periodo 20 febbraio-31 marzo tra il 2020 e la media degli anni 2015-2019. Nel Novarese si tratta di 279 persone (ma a Bergamo sono 5.058 e a Brescia 3.065) pari al 62,7% dei morti e le 38 province più colpite (per un totale di 3271 comuni) raccolgono il 91% di tale “eccesso” che, a livello nazionale, è quotato in 25.354 casi (dai 65.592 medi precedenti ai 90.946 del 2020): un prezzo altissimo di vite umane. Di questi “il 54% è costituito dai morti diagnosticati Covid-19 (13.710)”.

Per gli altri oltre 11.600 decessi “possiamo, con i dati oggi a disposizione, soltanto ipotizzare tre possibili cause: una ulteriore mortalità associata a Covid-19 (decessi in cui non è stato eseguito il tampone), una mortalità indiretta correlata a Covid-19” si legge nel rapporto “e, infine, una quota di mortalità indiretta non correlata al virus ma causata dalla crisi del sistema ospedaliero e dal timore di recarsi in ospedale nelle aree maggiormente affette”.

Quanto ai contagi dall’analisi si evidenzia anche come “il 52,7% dei casi (104.861) è di sesso femminile” e “l’età mediana è di 62 anni. Inoltre “nelle fasce di età 0-9 anni, 60-69 e 70-79 anni si osserva un numero maggiore di casi di sesso maschile”.

La letalità (percentuale di morti su contagiati) risulta “più elevata in soggetti di sesso maschile in tutte le fasce di età, ad eccezione della fascia 0-19 anni. Nel 34,7% dei casi segnalati viene riportata almeno una co-morbidità”, ovvero almeno un’altra malattia.

NEI COMUNI TRA il 1° MARZO E il 15 APRILE

Sempre oggi l’Istat ha diffuso anche la tavola dei dati anticipatori dei decessi fra il 1° marzo e il 15 aprile di quest’anno in confronto con la media dei cinque anni precedenti. In provincia di Novara si segnalano 845 decessi (427 uomini e 418 donne), cioè 391 in più (221 uomini e 170 donne) dei 454 medi 2015-2019, con un “eccesso” dell’86%, che ha visto più del raddoppio di uomini morti (107,5%) e il +68,3% di donne. Per quanto riguarda la popolazione con più di 65 anni i decessi sono 768 (contro i 407 precedenti) con un aumento dell’89% e il quasi raddoppio per la fascia d’età over 85 (423 morti contro i precedenti 213). Tutti i dati si riferiscono all’insieme di 62 Comuni considerati (e verificati Anpr), per una popolazione complessiva pari all’87% della provincia. Vi sono tutti i principali centri, ad eccezione di Arona.

Tra i comuni con il maggior incremento di decessi vi sono centri come Biandrate (da 1,4 a 7, +400%), Ghemme (da 5,2 a 24, +362%), Cavallirio (da 1,6 a 7, +338%), e Borgolavezzaro (da 4,2  a 17, +305%) per considerare dove i decessi sono più che quadruplicati. Il triplo di morti o più si è registrato a Cameri (da 11,4 a 36, +216%), Caltignaga e Nebbiuno e più del doppio di decessi rispetto al passato si è avuto in 16 comuni, tra cui Cerano, (da 8,4 a 22, +162%), Oleggio (da 19,8 a 45, +127%), Galliate (da 18 a 40, +122%) e Borgomanero (da 31,6 a 65, +106%).

Sotto la media provinciale ci sono Castelletto Ticino (da 12,6 a 14, +11%), Romentino (da 7,8 a 11, +41%), Bellinzago (da 11,2 a 18, +61%), Trecate (da 21,2 a 38, +79%) e Novara. Nel capoluogo a fronte dei 154,2 casi medi tra 2015 e 2019 (69,4 maschi e 84,8 femmine) si è passati a 273 morti quest’anno (145 maschi e 128 femmine) cioè 119 persone decedute in più (76 uomini e 43 donne) che in percentuale fa il +77% (+109% per gli uomini e +51% per le donne). Quanto agli anziani si sono registrati 247 decessi over65 (contro 138,2 della media precedente) pari al +79%, e con una crescita del 96% nella fascia tra 75 e 84 anni (254 persone morte quest’anno contro 133 della media 2015-2019).

 

 

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Antonio Maio

Antonio Maio

Nato a Lecco il 26 febbraio 1957, vive a Novara dal 1966. Giornalista dal 1986 ha svolto la professione quasi esclusivamente ai settimanali della Diocesi di Novara fino a diventarne direttore.

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