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Covid, la Regione chiede tamponi rapidi con i farmacisti

Tamponi rapidi in farmacia, l’assessore regionale Luigi Icardi ci riprova in vista del Natale ma per ora è solo un annuncio. Lunedì il responsabile alla sanità della giunta Cirio è intervenuto al termine della Commissione Salute, di cui è coordinatore nazionale, affermando: «Chiedo alla Conferenza delle Regioni di farsi carico presso i Ministeri competenti della richiesta, condivisa dalle Regioni, di abilitare prontamente, con idoneo provvedimento normativo, il personale farmacista laureato all’effettuazione dei tamponi antigenici rapidi».

A fine ottobre era stato lo stesso ministro della salute Roberto Speranza a lanciare la proposta per l’avvio di una fase di sperimentazione e ad oggi tali tamponi vengono già effettuati (normalmente da infermieri) nelle farmacie di diverse regioni e a varie condizioni. Si tratta di test (a pagamento) con tamponcini meno invasivi di quelli molecolari e che danno un responso in 15 o 20 minuti.

La richiesta di Icardi ha comunque trovato la soddisfazione del presidente di Federfarma Piemonte, Massimo Mana. Tuttavia, qualora fosse accolta, tutto andrà verificato sul campo e soprattutto con i farmacisti.

 

 

TAMPONI IN FARMACIA, LA REGIONE MANCO’ IL PRIMO TENTATIVO

Già a fine ottobre la giunta regionale aveva cercato il coinvolgimento delle 1600 farmacie piemontesi per l’effettuazione di tamponi rapidi, in allora i “test salivari”. Al punto che Cirio aveva dichiarato il 21 ottobre: «La delibera l’abbiamo assunta ieri, quindi le farmacie da oggi sono in grado di ricevere le prenotazioni». Poi i farmacisti, anche a Novara, avrebbero da subito constatato che il servizio non poteva essere attuato per varie carenze, come mancanza di tamponi e soprattutto di infermieri incaricati di eseguirli. Così il 3 novembre la Regione comunicava ai farmacisti di aver annullato tutto. «Sono state create aspettative e poi disattese», dichiarava a La Voce il presidente dell’associazione Titolari Farmacia della provincia di Novara, Enrico Luoni.

ICARDI VUOL RIMOBILITARE I FARMACISTI, MA LORO VOGLIONO?

Ora arriva il nuovo annuncio di Icardi, che è solo una richiesta al Governo di abilitare gli stessi farmacisti. «La rete capillare delle farmacie convenzionate – giustifica l’assessore regionale – sarebbe certamente di grande aiuto nel tempestivo tracciamento dei contagi, soprattutto adesso che sono disponibili i test antigenici rapidi». L’effettuazione dei tamponi sarebbe «in locali aventi i requisiti idonei e da parte di farmacisti laureati e appositamente formati».

«L’auspicio è che il Governo approvi l’istanza – aggiunge il presidente piemontese di Federfarma, Mana – in modo che ci sia il tempo per organizzarsi in vista delle festività natalizie, quando l’effettuazione del tampone rapido potrà prevenire occasioni di contagio, soprattutto nell’ambito degli incontri in famiglia».

Qualora il Governo accolga la proposta non è detto però che molti farmacisti vogliano o possano aderire, anzitutto perché l’effettuazione e il trattamento di un tampone è oggi compito di personale sanitario con “speciali competenze” previste dalla legge. Inoltre, poiché si tratta di intervenire su possibili persone contagiate dal virus, le farmacie devono predisporsi con appositi spazi, locali, percorsi e tempi dedicati, ben differenziati da quelli riservati alla normale clientela. Gli stessi farmacisti dovrebbero, oltre che formarsi, attrezzarsi con appositi dispositivi di protezione per l’accresciuto rischio e magari anche con la stipula di un’assicurazione che li tuteli in caso di errori nell’effettuazione di una manovra oggi non prevista tra le loro mansioni.

Nelle Regioni in cui i test in farmacia già si fanno la richiesta esiste e potrebbe crescere proprio in vista delle prossime festività. Ma i problemi non mancano, come nel Lazio dove si sono registrate forti perplessità dei farmacisti o in Campania, che ha anche visto la protesta delle figure professionali, come i biologi, che lo ritengono lesivo dei propri legittimi interessi di categoria.

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Antonio Maio

Antonio Maio

Nato a Lecco il 26 febbraio 1957, vive a Novara dal 1966. Giornalista dal 1986 ha svolto la professione quasi esclusivamente ai settimanali della Diocesi di Novara fino a diventarne direttore.

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