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Un bando per l’arredo urbano e il verde pubblico. Il Pd vuole vederci chiaro

Un bando per il rinnovo dell’arredo urbano e del verde pubblico nel centro storico e sul territorio cittadino. Il Pd vuole vederci chiaro. Perché a distanza di quattordici mesi dall’avvio della progettazione si è proceduto con urgenza alla pubblicazione, nello scorso mese di dicembre, di una gara su Mepa (la apposita piattaforma) per la durata di soli sei giorni lavorativi e alla quale ha partecipato una sola ditta? Non sarebbe opportuno annullare la gara e ripubblicare il relativo bando concedendo un tempio più ampio? Sono questi i quesiti contenuti in un’interrogazione illustrata dalla consigliera del Pd Sara Paladini nel corso del consiglio comunale di ieri, giovedì 21 gennaio. A rispondere è stato l’assessore ai Lavori Pubblici Mario Paganini.

 

 

L’assessore è partito ricordando come il progetto definitivo degli interventi oggetto di questa discordia (due lotti per un importo complessivo di 700 mila euro, suddiviso in due annualità) rientrerebbero in quelli per i quali si adotta una procedura riconducibile «a un decreto legislativo dove si fa riferimento a importi sotto la soglia di 150 mila euro per un caso e per l’altro inferiore a 350 mila».

Per Paganini «i tempi per quanto riguarda la ricezione delle offerte lasciano modo alla stazione appaltante di procedere all’individuazione dei termini temporali in funzione della tipologia dei lavori da eseguire. Nessun operatore economico ha chiesto un prolungamento dei termini», e ancora, «secondo il parere del segretario generale, non risulterebbero vizi di legittimità procedurale, perché contratti “sotto soglia”».

Per Paladini «fondamentale è stato il richiamo all’articolo 36 dei Codice degli appalti, ricordato in tutte le risposte, però mi lascia perplessa il fatto che se guardo sull’albo pretorio nella procedura aperta si fa riferimento a un altro articolo. Pur facendo uno sforzo di superare questa cosa poi avete scelto di procedere in un altro modo, pubblicandola sulla piattaforma ma solo per sei giorni. La stazione appaltante può scegliere i tempi ma non mi dite perché ha scelto tempi così stringenti. Questo è il nodo della mia domanda. Perché non avete dato la possibilità di essere visto? Dove sta l’urgenza di presentarlo per soli sei giorni dopo un’attesa di quattordici mesi? Il sindaco una risposta l’ha data sui giornali, ma dicendo una cosa inesatta: secondo lui l’esigenza era legata all’impegno delle risorse entro la fine dell’anno. Cosa non vera. Sono assolutamente insoddisfatta. Non ho ottenuto una risposta a quello che chiedevo, non servono giri di parole. Anche se non state commesse cose illegittime, ma piuttosto delle inopportunità nello svolgimento di questa gara».


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Luca Mattioli

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