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Lo sport si aggrappa a… cinque cerchi

Mentre il Covid-19 ha paralizzato il globo come nemmeno le due guerre mondiali erano riuscite a fare, il mondo dello sport si aggrappa alla sua manifestazione massima per cercare un po’ di luce in fondo a un tunnel più scuro che mai. A quattro mesi circa dalla cerimonia d’apertura dei Giochi di Tokyo, infatti, è la fiaccola olimpica a tenere accesa – letteralmente – la speranza. I campionati sono fermi, gli unici ad avere una sorta di piano A e piano B per ripartire sembrano quelli di calcio, e le manifestazioni dei prossimi mesi, incluse quelle motoristiche, vengono rinviate a data da destinarsi (gli Europei di calcio 2020 sono stati spostati all’estate 2021), con la prospettiva concreta della cancellazione definitiva ad aleggiare ogni giorno più minacciosa.

 

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Le Olimpiadi al tempo stesso tengono in scacco il mondo dello sport e danno speranza: da un lato, infatti, la prospettiva della competizione di luglio costringe quasi tutte le discipline a darsi come deadline per riprendere e concludere le competizioni nazionali e internazionali la metà di giugno (con la solita unica eccezione del calcio, toccato in minima parte dal problema vista la formula delle Olimpiadi). D’altro canto, però, è proprio la prospettiva della competizione a cinque cerchi, che un po’ in tutti gli sport apre e chiude cicli quadriennali, a essere lo stimolo a ripartire. Qualora dovesse arrivare la cancellazione (assai improbabile) o un rinvio (più all’estate 2021 che all’inverno prossimo), è lecito attendersi che in rapida successione possano sventolare bandiera bianca un po’ tutte le federazioni.

Oggi la finestra temporale più credibile per la fine della fase acuta dell’epidemia, obiettivo minimo per poter iniziare a pensare di nuovo allo sport per quanto con limitazioni appena pochi mesi fa impensabili, sembra essere la metà di maggio. Insomma, ci sarebbe un mese scarso a disposizione per chiudere tutto in tempo per poi lasciare agli atleti la preparazione mirata alle Olimpiadi. Troppo poco anche qualora si riescano a elaborare formule diverse dal solito (ma avrebbe senso? E che valore avrebbero i titoli conquistati così? Non sarebbe più credibile non assegnarne affatto? Sono domande che vale la pena in ogni caso porsi) per concludere le stagioni. Qualora le Olimpiadi non dovessero svolgersi come da programma, il “guadagno” in termini temporali sarebbe di 15 giorni appena (i contratti sportivi hanno decorrenza il 30 giugno, problema che riguarderebbe tutti con il solito calcio “affetto” in maniera minore ma comunque sensibile) ma l’umore, c’è da scommetterci, e la spinta emotiva ne risentirebbero non poco e questo, per molte discipline, potrebbe voler dire la ragionevole cancellazione dell’intera stagione per iniziare a programmare la prossima.

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Giuseppe Maddaluno

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