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Fabbrica lapidea, gli obiettivi del nuovo consiglio

Con l’avvicinarsi della Patronale è tempo di bilanci e prospettive, a breve e lungo termine, anche per la Fabbrica Lapidea della Basilica di San Gaudenzio, lo storico ente fondato nel 1552 con il compito di dirigere la costruzione del tempio tibaldiano (e in epoche successive del Campanile di Benedetto Alfieri e della celebre Cupola di Alessandro Antonelli) e che da quasi cinque secoli ne cura la manutenzione. A dirigere la Fabbrica è chiamato un consiglio di cinque componenti (chiamati “fabbriceri”) nominati dal sindaco. Quello in carica si è insediato nello scorso mese di aprile ed è guidato dall’ingegner Paolo Piantanida. Gli altri, fra novità e conferme, sono Giorgio Borré, Francesco Boca, Paolo Beltarre e Sonia Martelli.

 

 

«Dopo aver preso le adeguate misure – ci ha detto il presidente Piantanida – questo consiglio sta cercando di agire nel modo più corale possibile, con una valutazione analitica di quelle che possono essere le priorità di questo ente, di quello che rappresenta e che deve custodire, evitando la dispersione dei pochi fondi a disposizione. Nel nostro caso abbiamo avuto un positivo riscontro da parte dell’amministrazione comunale, che è stata piuttosto celere nel liquidare il residuo del contributo del 2018 e nell’erogare l’anticipo del ’19. Non è poco, se si devono poi pianificare gli interventi». Un rapporto quello con palazzo Cabrino che, insomma, funziona bene, tanto «che i segnali giunti sono positivi, dopodiché ci stiamo interfacciando con il mondo delle scelte politiche perché a vario titolo abbiamo l’opportunità di contribuire anche al processo di valorizzazione delle salite alla Cupola». In continuità con la storia della stessa Fabbrica e nel solco di quanto iniziato negli anni scorsi «ci è stata data la possibilità di costituire e rendere fruibile un primo nucleo del museo Antonelliano, pensato fin dagli anni ’90 con alcuni dei miei predecessori come Aldo Castelletta, Guido Peagno, Paolo Beltarre e Raul Capra. Con il contributo della Fondazione Comunità Novarese le ultime gestioni hanno permesso l’allestimento fisico di questo materiale nella “Saletta Moroni”. Si tratta di una prima serie (un’ottantina circa, ndr) di reperti significativi resi accessibili al pubblico». Per Piantanida l’intenzione dei prossimi anni sarà quella di «favorire la conoscenza, anche fra i più giovani, coinvolgendoli in questo lavoro. Stiamo infatti collaborando con un nucleo di oltre un ventina di studenti delle classi terze e quarte dello Scientifico annesso al Convitto “Carlo Alberto” e con loro il nostro obiettivo è quello di realizzare delle “didascalie” multilingue, in funzione di un potenziamento dal punto di vista turistico». Con questi studenti, dal diverso orientamento, «stimo realizzando la redazione di questi testi, alla quale affiancheremo la loro traduzione, immaginando un percorso che se dal punto di vista “ufficiale” si svilupperà con la presenza di una guida, uno dei progetti in cantiere sarà quello di provare a renderli disponibili attraverso una rete informatica locale accessibile da smartphone, con tutte le possibilità offerte dalle nuove tecnologie, anche per i non vedenti».

Venendo all’aspetto più “manutentivo” dell’intero complesso basilicale, con un bilancio annuale di 60 mila euro di contributo da parte dell’Amministrazione comunale (cifra in gran parte “assorbita” per il funzionamento “ordinario” della Fabbrica stessa, ndr), «ne rimangono a nostra disposizione circa 15 mila. Risorse che lo scorso anno sono state implementate del 10% grazie a donazioni di novaresi che vogliamo ancora una volta ringraziare. E’ un segnale che ci permette di registrare un consenso da parte della cittadinanza». Ma cosa è stato fatto negli ultimi mesi e cosa si potrà fare nell’immediato? «Intanto delle operazioni di piccola manutenzione e di cura, quell’attività continua che permette a un bene di sopravvivere – ha spiegato il presidente della Fabbrica – Un altro intervento che mi piace segnalare riguarda la messa a norma della fune di trattenuta sul cornicione interno. Per i prossimi anni ci piacerebbe recuperare le parti della volta rovinate da una serie di infiltrazioni. Un problema che potrebbe essere risolto partendo dalle coperture. Siamo alla ricerca di sponsorizzazioni e da questo punto di vista siamo fiduciosi, in modo da poter finalmente soddisfare la “vista” di una parte della Basilica finalmente libera da teloni. Accanto a questo prosegue la valorizzazione culturale del bene: sempre gli studenti saranno impegnati nel ruolo di accoglienza dei visitatori e dei pellegrini nei pomeriggi dell’Ottavario sia al museo sia in Basilica. A nostro avviso non è solo importante la diffusione della conoscenza di questo bene ai giovani, perché costituisce il futuro in un progetto formativo rivolto alle future generazioni, attraverso il racconto della propria storia. Uno sforzo impegnativo, ma siamo molto contenti di poterlo fare. Sentiamo la responsabilità di dare una continuità nella gestione di un monumento, raccogliendo quel testimone culturale, artistico e religioso da chi ci ha preceduto e trasmetterlo a chi verrà dopo. Un modo per mantenere in piedi una tradizione, intendendola come qualcosa di vivo, favorendo al tempo stesso chi vuole avvicinarsi a questo monumento dedicandogli magari una tesi di laurea».

 

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Luca Mattioli

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