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Ahmad, si riaccende la fiammella della speranza

Si riaccende la fiammella della speranza per Ahmad Reza Djalali, il ricercatore svedese di origine iraniana, condannato a morte dalle autorità di Teheran, la cui esecuzione era prevista nella giornata ieri, martedì 1° dicembre. Secondo notizie provenienti dalla capitale persiana, e rilanciate sui social da Luca Ragazzoni, ricercatore del Crimedim, amico e collega di Ahmad, “l’esecuzione è stata posticipata di qualche giorno. Abbiamo ancora il tempo di far cambiare il corso degli eventi. Chiediamo l’aiuto di tutti”. Così ha scritto Ragazzoni dopo aver ricevuto intorno alle 13 di oggi una telefonata dalla moglie di Ahmad.

 

Soddisfazione è stata espressa anche da Alessio Cerniglia, presidente della Sezione di Novara di Aiga, che proprio nella giornata di ieri attraverso la sua associazione aveva lanciato una sorta di vera “arringa difensiva” virtuale: «Abbiamo vinto una battaglia, non ancora la guerra – ha detto Cerniglia cercando di frenare qualche facile entusiasmo – Saremo contenti quanto la sentenza di morte sarà definitivamente annullata e Ahmad potrà essere restituito alla sua famiglia. Non siamo neppure disposti ad accettare un’eventuale commutazione della pena. Un eventuale ergastolo, come ha detto anche papa Francesco, altro non sarebbe che una condanna a morte nascosta».

Per quanto riguarda l’iniziativa lanciata da Aiga, «abbiamo registrato qualcosa come ventimila contatti. Il nostro obiettivo era di portare all’attenzione della stampa nazionale questa vicenda, favorendo un intervento anche del nostro Ministero degli Esteri. Aspettiamo di vedere cosa succederà nei prossimi giorni».

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Luca Mattioli

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